Alcune immagini tratte dal campo scuola del 2013
Operatore durante l'utilizzo della sorbona
Operatore durante le fasi di disegno dei quadrati di dettaglio
Operatore durante l'utilizzo della sorbona
Operatori durante lo scavo del carico di macine venuto alla luce nel 2006
Documentazione grafica di un reperto
Alcune immagini tratte dal campo scuola del 2013
Misurazione diretta dei reperti dai punti di riferimento
Operatore durante le riprese del contesto di indagine
Corsista durante una delle fasi di documentazione fotografica

 

 

OFFERTA LAST MINUTE

Ultimi posti disponibili a tariffe scontate per participare ai
Campi scuola internazionali di archeologia subacquea - San Vito lo Capo 2019
per chi si iscrive entro il 25 agosto.

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Il campo scuola Internazionale di archeologia subacquea - San Vito 2017

 

banner Campi scuola San Vito 2017

La 5° campagna del San Vito lo Capo Underwater Project si è svolta a San Vito lo Capo dal 28 agosto al 18 settembre del 2017 in concomitanza con i Campi scuola internazionali di archeologia subacquea che si tengono in questa località dal 1992.
La prima settimana è stata dedicata all’addestramento degli allievi sulle metodologie di indagine e di rilievo su un sito archeologico subacqueo.
Le esercitazioni sono state svolte sul Sito delle Macine, già oggetto di numerose indagini e studi fin dal 2006 (il sito è inoltre diventato un itinerario archeologico subacqueo dal 2015 grazie al progetto CUL.TUR.A.S. di cooperazione Italia – Tunisia).

 

L’addestramento a mare ha previsto prove di operatività su un cantiere archeologico subacqueo, tra cui l’impianto e la perimetrazione di un nuovo settore di indagine a Nord dell’imponente concentrazione di macine che caratterizza l’area.

La zona è stata prima sottoposta a ricognizione, operazione che ha permesso agli allievi di sperimentare la navigazione tramite bussola e le differenti metodologie di prospezione tradizionale, e successivamente è stata perimetrata con un campo di picchetti adattati alle diverse caratteristiche del fondale (presenza di posidonia oceanica e concentrazioni di reperti).

 

navigazione_bussola_archeologia

 

Dopo alcune esercitazioni a terra, in cui sono state illustrate le metodologie di rilievo, l’area perimetrata è stata misurata e restituita sia su carta che su programmi di disegno assistito; il posizionamento dei quadrati ha permesso inoltre di eseguire uno schizzo della copertura vegetale dell’area.

Grazie ai numerosi reperti di interesse nei quadrati settentrionali, gli studenti hanno avuto la possibilità di misurarsi con il posizionamento, il rilievo e la documentazione di manufatti in situ, ricorrendo a metodi tradizionali e a tecniche sperimentali di disegno e di ricostruzione tridimensionale degli oggetti tramite fotografie.

 

disegno_copertura_posidonia

 

La successiva fase ha previsto l’elaborazione dei dati acquisiti e il loro inserimento all’interno del Sistema Informativo Territoriale. Qui sono stati analizzati insieme ai risultati provenienti dalle campagne precedenti, al fine di realizzare la mappatura della fascia di Golfo interessata dal progetto.

 

Essendo presenti anche subacquei in possesso di brevetto avanzato e con esperienza in immersioni più profonde, sono state indagate anche alcune aree con batimetria maggiore. Le immersioni qui effettuate negli anni precedenti avevano lasciato intuire la presenza di notevoli concentrazioni da verificare.

L’area indagata ha restituito un interessantissimo contesto con reperti molto ben conservati, tra cui anfore integre e ceppi d’ancora romani in piombo.

Da segnalare il sensazionale ritrovamento nel nuovo sito di un’anfora integra di tipo C del Relitto arabo-normanno del Faro. Il Relitto del Faro è stato uno dei primi relitti di epoca medievale indagati in Italia, grazie all’opera dell’Istituto di Attività Subacquee di Palermo che vi ha condotto ricerche dal 1992 al 2004. Il relitto trasportava poco meno di mille anfore vinarie di ridotte dimensioni, altri contenitori più grandi adibiti probabilmente al trasporto di derrate alimentari solide e ceramica per uso di bordo. La cosiddetta anfora di tipo C era stata rinvenuta finora solo in frammenti e numerosi erano i dubbi relativi alla sua appartenenza al carico.

Data l’importanza della scoperta se ne è programmato, di concerto con la Soprintendenza del Mare, il recupero al fine di studiare il reperto alla luce delle nuove ricerche sui manufatti tardo-antichi e medievali.

 

IMG 0113

 

Si ringraziano per la loro preziosa collaborazione: Mariadele Scotto Di Cesare, Jaroslava Holigova, Giovanni Del Bosco, Stefano Reale, Sofia Rossi, Osvaldo Olgiati, Marco Oliva, Salvatore Ottonello, Thalassia Giaccone.